INTERVISTA A SIMONE

(A cura dell'ufficio Stampa Mauro Caldera).

D: Questo è un Ottobre da ricordare: la laurea a pieni voti e l’uscita del singolo “Sguardi”. Che cosa provi in questo momento?
R: Una sensazione di pace e un momento da assaporare per gli obiettivi raggiunti, insieme all’attesa di quello che verrà. Questo è il mio “Sabato del villaggio”, quella piacevole sensazione che precede il giorno di festa. Il 15 Novembre uscirà “Battito di mano”, disco che racconta il mio percorso fino a qui. Sono impaziente di farlo ascoltare, perché sono stati due anni di lavoro intensi con Paolo Paltrinieri, il mio nuovo produttore, col quale ho trovato davvero una bella intesa.

D: Venerdì 18 è uscito “Sguardi”, il tuo nuovo attesissimo singolo, scritto proprio da Paltrinieri che, in qualche modo, rappresenta un passaggio di testimone con Alex Baroni che prima di te avrebbe dovuto inciderla. Come l’hai fatta tua?
R: “Sguardi” è un bel regalo da parte di Paolo: una canzone che indosso come se fosse mia. Al primo ascolto mi è “caduta” nel cuore e lì è rimasta. Un brano delicato e intimo che ha trovato nel mio disco il suo posto, naturalmente.

D: Che cosa vorresti regalarti per festeggiare questo nuovo disco “Battito di mano”?
R: Un concerto, che ho già in mente: un desiderio che coltivo da tanto. Un progetto per il quale ho le idee ben chiare: canterò i miei brani più le cover che mi raccontano e mi hanno ispirato a Milano, dove sono nato e cresciuto, dove mi sono laureato e che considero anche la mia “fata madrina”.

D: Si dice in città che venerdì ci sia stata una grande festa: è vero Dottor Frulio?
R: Si è vero! Ho festeggiato con gli amici la mia laurea fino a notte fonda ed è stato liberatorio divertirmi con loro, ballare e stare svegli fino al mattino senza pensare a nulla!

D: Non si è festeggiata solo la laurea ma anche “Sguardi”. Hai cantato per i tuoi amici?
R: Ho cantato per loro e con loro “Sguardi” e “Battito di mano” ed è stato commovente perché conoscevano già tutte le parole a memoria. Ho pianto senza vergogna, potendo essere completamente me stesso con chi mi conosce e mi vuole bene per quello che sono.

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